A cura di Carola Susani e Barbara Bernardini
Ottobre 2024
Un laboratorio di scrittura dei luoghi a Viterbo nel Convento Agostiniano della SS.ma Trinità, Viterbo.
La chiesa, il convento degli agostiniani, il chiostro, ma soprattutto: l’orto e l’uliveto.
Luoghi dallo straordinario potere evocativo, l’arte, la storia, la fede, il pensiero teologico, e poi la terra – quella concreta: da toccare, osservare, ascoltare e seminare – dell’orto, e i suoi significati.
Entreremo grati e in punta di piedi e poseremo il nostro sguardo su un sistema densissimo di senso. La documentazione sarà il primo passo, domanderemo ai nostri informatori, al parroco, ai frati di raccontarci la storia del complesso, inaugurato nel 1258, di farci un ritratto dei beati Giacomo da Viterbo e Egidio Antonini, e di raccontarci la storia dell’orto, delle piante da frutto, degli ulivi, nel corso dei secoli fino al recupero negli ultimi decenni.
Con discrezione osserveremo i frati muoversi fra gli spazi interni, ricchi di storia, magari nella Sala del Cenacolo, l’antico refettorio affrescato, o nell’attuale refettorio, e quelli esterni: il loro lavoro nei campi, la cura delle piante e delle coltivazioni; osserveremo lo spazio e come si muovono nello spazio. Presteremo attenzione all’incontro felice o allo stridore fra il passato e il presente, la forza dell’arte e la naturalezza del viverci dentro, la memoria che passa da quella sedimentata negli edifici antichi a quella stratificata nel suolo, negli ulivi, nel ripetersi di gesti di cura uguali anno dopo anno.
Sosteremo nel chiostro affrescato, ci inoltreremo nell’orto e lì proveremo a toccare la terra, a lavorarla e pianteremo un seme: poseremo un seme, che crescerà una volta che ce ne saremo andati e che sarà il nostro legame con questo posto, con la terra, con un elemento che spesso ignoriamo, camminandoci sopra, a cui prestiamo troppo poca attenzione.
La terra, la scrittura
Quello che proveremo a fare in questi giorni è di uscire all’aperto, toccare con mano la realtà delle cose, fare: scavare una buca, metterci un seme, ricoprirlo, annaffiarlo. Sentire la sensazione che dà il maneggiare la terra, il prendersi cura di qualcosa che sarà, di un’idea di futuro piccolissima, raccolta nella meraviglia di un seme.
Cureremo un piccolo filare, con la guida di Marcello, affiliato all’ordine degli agostiniani, e giardiniere del convento, e da questa esperienza proveremo a far nascere parole. Qual è il nostro legame con la terra? Cosa ci racconta? A quali memorie rimanda lo stare nell’orto?
Ci racconteremo reciprocamente l’esperienza, scriveremo di un luogo denso di significato come l’orto: incontro di lavoro dell’uomo e di quello delle forze naturali, leggeremo. Editeremo. Correggeremo.
Infine ci godremo il risultato.
Rivolto ai soli soci ARCI
Massimo 15 iscritti
18, 19 e 20 Ottobre
Contributo associativo €250
Info paroleakm0@gmail.com