Il termine italiano ‘esca’ deriva dal verbo latino edere: mangiare.
‘Esche’ è una antologia breve di racconti in fotogrammi, in cui i protagonisti divorano le loro stesse vite, saziandole con il sesso. La prosa a scatti, rapida e ineccepibile raccoglie esperienze varie di uomini che hanno frequentato prostitute. Sposati, eterni scapoli, operai: vite eterogenee accomunate dalla stessa, inestinguibile fame; filo conduttore: il sesso. Se qualcuno inorridisce alla lettura– noblesse oblige-, altrettanti sanno di essere stati complici o autori delle stesse vicende raccontate. L’oggetto dei racconti non spaventa, attrae come sono solite fare le cose di cui è bene non parlare in pubblico; l’atmosfera è resa perfetta dai nomi dei personaggi, rivelati solo per lettere iniziali, che potrebbero appartenere a chiunque. Il lettore è seduto agli stessi tavoli dei protagonisti, sui sedili delle loro auto: sta lì e ascolta curioso o complice. La brevità lampante e il geniale inserimento di note da parte dell’autore rendono ‘Esche’ un esperimento ben riuscito tra prosa e sketch televisivo, senza scadere nella superficialità. Il leitmotiv delle prostitute non è il solo a legare gli uomini che le frequentano; manca a ciascuno di loro qualcosa: affetto, sentimento o forse solo il coraggio di ricambiare una donna con un ciò che non è quantificabile in banconote. Il buco allo stomaco che sentono tutti è colmato dall’atto più animalesco che la stirpe umana conosca, reso merce dal pagamento che scarica i protagonisti da altre responsabilità. Andrea Fiorito supera il tabù del sesso, dimostrandolo placebo per la vacuità dello spirito. Siamo lontani dal romanzo erotico, i personaggi si sentono vivi più nel raccontarsi che nell’aver compiuto quello che raccontano; le esperienze vissute hanno estinto debolmente la loro fame.
Giovanna Maria Guastini