A cura di Carola Susani e Barbara Bernardini
4, 5 e 6 luglio 2025
Un laboratorio di scrittura dei luoghi a Viterbo nel Convento Agostiniano della SS.ma Trinità, Viterbo.
La chiesa, il convento degli agostiniani, il chiostro, l’orto e l’uliveto. Luoghi dallo straordinario potere evocativo, l’arte, la storia, la fede, il pensiero teologico, la terra, quella concreta, dell’orto, e i suoi significati.
Entreremo grati e in punta di piedi e poseremo il nostro sguardo su un sistema densissimo di senso. La documentazione sarà il primo passo, domanderemo ai nostri informatori, al parroco, ai frati di raccontarci la storia del complesso, inaugurato nel 1258, di farci un ritratto dei beati Giacomo da Viterbo e Egidio Antonini.
Con discrezione osserveremo loro, magari nella Sala del Cenacolo, l’antico refettorio affrescato, o nell’attuale refettorio; osserveremo lo spazio e come si muovono nello spazio. Presteremo attenzione all’incontro felice o allo stridore fra il passato e il presente, la forza dell’arte e la naturalezza del viverci dentro. Ci faremo raccontare la storia di Santa Maria Liberatrice. Sosteremo nel chiostro affrescato, ci inoltreremo nell’orto, nell’uliveto.
Ci fermeremo a guardare una giacca fra i rami o appoggiata a un gradino che ci prometterà una storia intera. Chi sono gli abitatori del convento, chi entra, chi esce? Chi sosta?
La terra, la scrittura
In questi giorni insieme, ci prenderemo del tempo per uscire all’aperto, scoprire l’orto, l’uliveto, il giardino, toccare con mano la realtà delle cose, fare: scavare una buca, annaffiare, annusare un fiore, raccogliere un frutto e assaggiarlo, toccare una foglia, osservarne le venature.
La nostra attenzione si sporgerà su altre vite, quelle dei religiosi, quelle delle ortolane e degli ortolani; proveremo a spostarci in un altro tempo, dal medioevo a ieri, proveremo a ambientare le nostre storie. La concretezza del rapporto con la terra, con i filari, imitando e compiendo i gesti della cura dell’orto, ci sarà d’aiuto: sarà più semplice descrivere, immedesimarci, produrre quel viaggio che è l’invenzione. Cambiare il passo sulla terra, tenere in mano un falcetto, imparando i gesti ci metteremo nelle scarpe di un altro. Così ci procureremo un materiale narrativo solido e preciso, da cui partire per raccontare.
Qual è il nostro legame con la terra? Cosa ci racconta? A quali memorie rimanda lo stare nell’orto?
Ci racconteremo reciprocamente l’esperienza, scriveremo di un luogo denso di significato come l’orto: incontro di lavoro dell’uomo e di quello delle forze naturali, leggeremo. Editeremo. Correggeremo.
Infine ci godremo il risultato.
Rivolto ai soli soci ARCI
Massimo 15 iscritti
3, 4 e 5 luglio
Contributo associativo €250
Info paroleakm0@gmail.com